Friday 19 September 2014

Voli pindarici: Le vent se lève (il faut tenter de vivre)

Primo impegno "mondano" della famiglia Gingolotti al ritorno nella capitale: sabato scorso siamo stati a vedere il film S'alza il vento di Miyazaki. Chi conosce questo maestro d'animazione (lo stesso di Lupin e Heidi, per citare due famosissimi personaggi) sa che i disegni sono poco "moderni", ma non per questo meno accurati, e apprezzabili proprio per la loro semplicità lineare, pulita. La trama del film è, com'è nello stile di Miyazaki non di immediata comprensione, con molti riferimenti onirici e simbologie che rendono il film lento ma estremamente poetico (a ciò contribuiscono le splendide musiche). Anche se il background che lo caratterizza (i venti di guerra che porteranno alla seconda guerra mondiale) di poetico avrebbe ben poco. Il film merita la visione se non altro per la frase di Valéry (presente anche nel titolo) che ne costituisce il leitmotiv (e che mi tatuerei su un braccio se solo non aborrissi i tatuaggi con tutta me stessa): le vent se lève, il faut tenter de vivre.
L'incubo incombente della seconda guerra mondiale si intreccia al sogno del giovane Jiro Horikoshi, ingegnere della Mitsubishi, di costruire splendidi aeroplani. Il film mi è sembrato altamente simbolico con il bene e il male in continua trasformazione alternando scene di guerra disastri naturali e arretratezza con i sogni fantastici che vedono Jiro impegnato a conversare con Caproni, progettista d'aerei italiano che rappresenta l'ideale che Jiro vorrebbe raggiungere. Ideale si incontra col reale nel momento in cui, dopo svariate prove ed errori, Jiro riesce nell'impresa di costruire i famosi caccia "Zero". Il fatto che quegli stessi caccia siano stati i responsabili di migliaia di vittime durante la seconda guerra mondiale mette in rilievo i due aspetti del film e della vita che si rincorrono continuamente: bene e male, amore e dolore.
Il tema del sogno e del volo (di cui Miyazaki è evidentemente un appassionato, visto che questo è un tema molto ricorrente nelle sue opere) mi ha fatto ripensare a un racconto di un libro acquistato a New York e che ho letto proprio sul volo (sic!) che venerdì scorso mi riportava nella capitale. Raccontava la storia strampalata (ma reale) di un camionista americano con pallino del volo, che per varie ragioni non aveva potuto realizzare il sogno di una vita di fare il pilota e un bel giorno di luglio del 1982, decise di costruirsi un aereo sui generis utilizzando una sdraio da giardino appesa a dei palloni gonfiati ad elio. Il trabiccolo gli permise di arrivare, incolume, alla ragguardevole altezza di 4.600 m. e la sua storia divenne famosa in tutto il mondo tanto da essere, anni dopo, di ispirazione per un film d'animazione (ancora!) americano: Up.
Una storia fantastica e positiva con un epilogo però tragico e negativo, visto che il protagonista, dieci anni dopo la sua impresa decise di suicidarsi. 
Il vento aveva cessato di soffiare.


 Intervista a Miyazaki

“The reason birds can fly and we can't is simply because they have perfect faith, for to have faith is to have wings.” 
― J.M. BarrieThe Little White Bird

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